Calendario storico

dell'arma dei Carabinieri

In coppia

contro il crimine

Alla stazione Centrale di Milano due pendolari salgono sul treno regionale per Brescia. Non sono due pendolari qualsiasi, ma due carabinieri. E non due carabinieri qualsiasi, ma marito e moglie, sposati da sette anni. Filippo e Nicoletta prestano servizio presso la stessa caserma, lei in infermeria e lui in foresteria. Stanno tornando a casa per trascorrere l’Epifania con le figlie. Nel vagone scarseggiano i posti liberi, perciò salgono al piano superiore, tenendo gli occhi bassi per non impigliare le rotelle della valigia nelle scarpe dei passeggeri. Ed è così che ne scorgono un paio color rosso fuoco. Filippo dà di gomito a Nicoletta: io quelle scarpe le ho già viste… In effetti rappresentano il tratto distintivo del misterioso assalitore che pochi giorni prima aveva accoltellato una turista israeliana alla stazione Termini di Roma. Filippo alza lo sguardo sul giovane: anche gli abiti e i tratti somatici corrispondono all’identikit.

Con la moglie basta un cenno d’intesa. Mentre l’appuntato Nicoletta corre ad allertare la Polizia Ferroviaria, il vicebrigadiere Filippo avverte la caserma. Ma intanto che fare? Rischiare una colluttazione con un uomo probabilmente armato, su un vagone affollato di pendolari? A risolvere la questione ci pensa il ragazzo con le scarpe rosse. Intuito il pericolo, scivola fuori dal treno e cerca di mescolarsi alla folla, ma Filippo non lo perde di vista e lo immobilizza proprio quando Nicoletta sta arrivando con i rinforzi. Si sa: alla fine l’amore vince sempre.

Tra moglie
e marito

Gennaio

Rimella è un paesino dell’Alta Valsesia che adesso ospita poco più di cento anime, ma all’epoca dei fatti ne contava ancora oltre trecento. Trecento come i centimetri di neve che nella settimana di Natale del 1973 caddero quasi ininterrottamente, bloccando ogni via di accesso. Dopo l’esperienza del lockdown, anche noi sappiamo che cosa si prova a sentirsi tagliati fuori da tutto. Però non riusciamo a immaginare la paura che ti assale quando scopri che la luce è saltata, i telefoni non funzionano e le provviste stanno finendo. Per venirne fuori ci vorrebbe un Angelo, e in effetti c’è. Don Angelo, il parroco del paese, appassionato radioamatore: è lui a tenere aperta una linea di comunicazione con il mondo dei vivi. “Siamo senza luce, senza pane, senza medicinali e la batteria della mia radio è quasi scarica.” Servono altri angeli e il prossimo è un carabiniere: il Comandante della Stazione di Varallo. Nonostante il maltempo, decide di sollevarsi in volo con un elicottero dell’Arma carico di pane e di pasta che i fornai della valle hanno generosamente messo a disposizione.

Un aiuto
dal cielo

La visibilità è talmente scarsa che il tenente suggerisce via radio al parroco di “segnare” la pista di atterraggio, che poi è la piazza del paese. Un gruppo di scout disegna dei cerchi concentrici con la cenere e pianta sulla neve delle bandierine rosse. L’elicottero atterra e i due angeli, quello in tonaca e quello in divisa, si possono finalmente abbracciare.

Gioco

di squadra

Febbraio

Marzo

Il bene
a domicilio

Primavera 2020, squilla il telefono al centralino dei carabinieri di zona. “Mi chiamo Dario, ho 82 anni e vorrei sapere se è vero”. “Se è vero, cosa?”, chiede l’appuntato. “Che mi potreste portare la pensione a casa. Da quando è scoppiata la pandemia non esco più, se non per comprare i medicinali. La spesa me la fa la signora del piano di sotto, poi me la lascia sul pianerottolo. Però la pensione è un’altra faccenda. Andarla a ritirare mi faceva paura anche prima del Covid. Un mio amico è stato aggredito proprio fuori dall’ufficio postale… Ma allora è vero, me la portate voi?” “Vive solo, signor Dario?” “Solissimo.” “E allora sì, ci pensiamo noi.” “Ma quando venite? Non per mettervi fretta, eh, ma non ho più neanche un euro in tasca…”

Il giorno dopo, a Sesto Fiorentino, il signor Dario sente suonare il campanello dell’appartamento. Prima di aprire, come d’abitudine, sbircia dentro lo spioncino: due carabinieri, rigorosamente in divisa. “Siete veramente voi?” domanda. “Perché qui, tra truffe e brutti incontri, non si sa mai…”

Angeli

nella

Pandemia

“Siamo noi!”, lo tranquillizza il maresciallo. La porta si apre e il pensionato fa accomodare i due carabinieri sul divano buono, dove il maresciallo gli consegna la busta con i soldi e le ricevute. Il signor Dario è così commosso che decide seduta stante di fare una piccola donazione per la Protezione Civile. Il bene chiama il bene, è una vecchia regola che i carabinieri conoscono a memoria. Al punto da trasformarsi persino in “rider” pur di portare un po’ di quel bene a domicilio.

“I personaggi di questo film vivono la vicenda in veste di carabinieri, ma non per questo cessano di essere uomini e come tali sentono, amano e soffrono al pari di tutti voi”. Riletto a oltre mezzo secolo di distanza, il cartello che precede la visione di “Pane amore e fantasia” mette quasi tenerezza. All’epoca, l’idea di mettere in scena una commedia brillante incentrata sulla vita sentimentale di un gruppo di carabinieri dovette sembrare poco meno che blasfema, al punto che i vertici dell’Arma diedero il loro benestare solo a patto che la parte del maresciallo Carotenuto fosse affidata a Vittorio De Sica. Nel capolavoro di Comencini, girato otto anni dopo la fine della guerra, non ci sono indagini, “gialli”, inseguimenti mozzafiato. L’intreccio gira intorno alla vita quotidiana di un povero borgo dell’Italia centrale sventrato dalle bombe e dai terremoti, e agli amori di due indimenticabili carabinieri, un maresciallo scapolo di mezza età e un giovane timidissimo che impiega quasi due ore per dichiararsi a una straripante Gina Lollobrigida, “la Bersagliera”, a costo di dover cambiare subito sede perché il regolamento gli impedisce di fidanzarsi con una ragazza del paese. Una storia leggera, ma tutt’altro che superficiale, e con una morale che sessant’anni dopo è ancora attualissima. Carabiniere fa rima con dovere: ogni gioia si paga con un sacrificio, ma ogni sacrificio ha come premio la gioia.

PANE, AMORE...
E NOSTALGIA

Ciak

Si gira!

Aprile

Con i piedi
nell'acqua

I carabinieri, che salvano sempre tutti, ogni tanto si salvano anche tra loro. 16 maggio 2023, Romagna alluvionata: dopo una giornata infinita, il comandante della stazione di Sant’Agata sul Santerno si rilassa (per modo di dire), leggendo le gesta dei colleghi di Faenza che si sono caricati sulle spalle i tre anziani inquilini di un condominio allagato. Il maresciallo Marco spegne il computer. Sarebbe decisamente ora di staccare la spina, invece convoca il vicebrigadiere Giuseppe: “Prendi la macchina, andiamo a vedere come sta il fiume.” Il fiume è il Santerno e cede proprio quando i due carabinieri raggiungono l’argine sinistro. L’auto d’ordinanza si blocca di schianto, trasformandosi in una trappola. Marco e Giuseppe aprono le portiere per abbandonarla, non prima di avere prelevato la mitragliatrice dal sedile. Si ritrovano dentro un naufragio: buio, fango, tronchi alla deriva. Per non essere spazzato via, il maresciallo si aggrappa a un palo della luce, ma il vicebrigadiere non ce la fa e resta ad annaspare in mezzo a quella che fino a poco prima era una strada.

“Attaccati a me!” urla Marco, ma per quanto protenda le braccia, Giuseppe non riesce a raggiungerlo. Allora il maresciallo si ricorda di avere con sé la mitragliatrice. Indirizza il calcio dell’arma verso il collega, che vi si appiglia come a una corda e raggiunge finalmente il palo. Un giorno Giuseppe racconterà ai nipoti di quella volta che una mitragliatrice gli salvò la vita senza bisogno di sparare un colpo.

Sfidando

le calamità

naturali

Maggio

Giugno

Viva la
Repubblica!

Quando si fa la Storia, i carabinieri ci sono sempre. Non possono mancare il 2 giugno 1946, mentre l’Italia si mette in coda sotto il sole per scegliere tra Monarchia e Repubblica. La Benemerita è legata alla dinastia dei Savoia - basti pensare alla carica risorgimentale di Pastrengo, dove uno squadrone di carabinieri a cavallo protesse il re Carlo Alberto accerchiato dagli austriaci - ma nessuno si sogna di avanzare dubbi sulla proverbiale imparzialità dell’Arma, ribadita da una circolare interna del Comandante Generale Brunetti. Durante le operazioni di voto, i carabinieri “dovranno seguire scrupolosamente e fedelmente gli ordini del Governo

Impavidi alle minacce e tetragoni alle lusinghe, essi avranno un solo programma: l’ordine, la legalità e il rispetto della volontà popolare.” Il lavoro non manca, perché ai seggi si presenta oltre l’89% degli elettori: dopo vent’anni di digiuno, si avverte un certo appetito di democrazia. Per la prima volta votano anche le donne. Una di loro esagera e tenta di farlo due volte: è la marchesa Nunziante, nipote di Benedetto Croce. I carabinieri di servizio al seggio sono costretti ad arrestarla. La regina Maria José si conferma anticonformista fino in fondo e infila nell’urna una scheda bianca. Nonostante lei, a metà dello spoglio la Monarchia è in vantaggio. Una nota riservata dei carabinieri le assegna il 58% dei voti, ma nella notte giungono le schede delle regioni settentrionali e grazie al “vento del nord” la situazione si rovescia. Nasce la Repubblica e l’Arma può ben dire di esserne stata l’ostetrica.

Fedeltà

alle

istituzioni

Luglio

Ci sono due donne su un ponte tibetano del Cadore che dondola nel vuoto a ottanta metri da terra. Della prima sappiamo solo che ha perso il lavoro e che è a tal punto convinta di avere deluso i suoi cari da voler togliere il disturbo per sempre. La seconda si chiama Martina e sta seduta davanti all’altra con le gambe distese e le mani ben visibili, come a dire: fidati di me. Due donne e due stati d’animo opposti: Martina ha realizzato i suoi sogni: diventare carabiniere e sposare il ragazzo che ama. L’altra li ha visti evaporare uno ad uno. Martina le chiede come si chiama, ma non ottiene risposta. Allora le domanda se le piacciono gli animali, e lì qualcosa succede, perché la donna sull’orlo dell’abisso sussurra finalmente il suo nome e dice alla ragazza in divisa: “Parlami di te”. Martina lo fa. Le racconta delle sue sconfitte, dei quattro concorsi in cui non è riuscita a entrare nei Carabinieri, e poi del quinto in cui ce l’ha fatta.

Fidati
di me

Domanda all’aspirante suicida se ha dei figli e lei le risponde: tre. Poi pronuncia la frase che ripetono spesso i depressi gravi: “Non sono più alla loro altezza”. “Immagina sia io la tua quarta figlia”, dice Martina. Credi che preferirei una mamma morta a una mamma con dei problemi?”. La carabiniera di figli non ne ha, al marito ha detto che non si sente pronta, che deve ancora crescere, e forse sta succedendo proprio adesso. Adesso che l’altra si alza lentamente e allunga le braccia verso di lei. Martina racconterà che per un lungo istante le è sembrato di vedere il volto di sua madre.

Il potere

delle

parole

Il 18 agosto 1944, alle sei della sera, tre ragazzi di vent’anni si siedono in cerchio per decidere se vivere o morire. Anche se vestono abiti borghesi, Alberto, Vittorio e Fulvio sono tre carabinieri. Il comandante della stazione di Fiesole, appena sfuggito alle SS, ha ordinato loro di lasciare immediatamente la stazione per entrare in clandestinità. In attesa di unirsi ai partigiani, i ragazzi si sono nascosti tra i resti dell’anfiteatro romano. Ed è qui che, mezz’ora fa, li ha raggiunti monsignor Turini con un messaggio del comando nazista: la fuga è stata scoperta, se non si consegneranno entro stasera, domani all’alba dieci cittadini comuni verranno passati per le armi.
Che fare? Non consegnarsi e continuare a combattere e a vivere, coltivando per sempre il rimorso di non avere impedito una carneficina? Oppure consegnarsi e salvare così dieci vite, ma perdere la propria a soli vent’anni? Possiamo immaginare che abbiano deciso insieme: forse uno di loro avrà avuto un tentennamento, ma gli altri due lo avranno sostenuto con la forza contagiosa di un’amicizia basata su valori comuni, quelli dell’Arma.

I martiri
di Fiesole

Lo spirito di servizio, innanzitutto. E adesso seguiamoli mentre escono dal rifugio e tornano nella stazione dei carabinieri a testa alta per indossare la divisa d’ordinanza, cappello compreso. I nazisti rimangono a bocca aperta: contro avversari simili la guerra si può soltanto perdere. I vincitori sono Alberto, Fulvio e Vittorio, che muoiono gridando in faccia ai loro aguzzini “Viva l’Italia”.

Il sacrificio

consapevole

Agosto

Settembre

L’uomo seduto davanti al maresciallo è il ritratto della disperazione. Gli sta confessando il suo fallimento di padre. Il figlio non ancora quindicenne frequenta una baby-gang del Fleming, il quartiere residenziale di Roma nord. Nessuna storia di povertà alle spalle, solo tanta noia e un vuoto immenso di sogni e valori. Contagiato dal virus del branco, Christian ha smesso di studiare e ha cominciato a rispondere male alla madre e a tiranneggiare i compagni di scuola più fragili. Quel bambino meraviglioso, sul cui futuro i genitori avevano fantasticato tante volte, si è trasformato in un adolescente balordo e autodistruttivo.
Mentre ascolta il grido di dolore del padre, il maresciallo pensa che il miglior modo per prevenire i reati consista nel provare a raddrizzare le piante che rischiano di crescere storte. Così decide di invitare Christian a colazione. Sa bene che i ragazzi detestano le prediche, ma sa anche che sono molto attratti dagli esempi.

In nome
del padre

Non gli fa nessuna rampogna. Si limita a mostrargli il mondo della caserma: i carabinieri di vent’anni che si sacrificano lontano da casa per inseguire un ideale di vita oltre che un traguardo di carriera, e i giovani delinquenti che mettono a repentaglio il loro avvenire con gesti e frequentazioni sbagliate. Ogni sabato Christian torna in caserma: ascolta, guarda, fa domande. Finché un sabato al suo posto si presenta il padre, raggiante, e mostra al maresciallo l’ultima pagella del figlio: una serie ininterrotta di sette e di otto.

Un amico

in caserma

Kabul, Ferragosto 2021: chi può scappa, ma non può quasi nessuno perché i talebani circondano l’aeroporto e respingono a bastonate qualunque afghano cerchi di spiccare il volo. Alberto, capitano dei carabinieri incaricati di evacuare l’Ambasciata, si trova all’entrata Sud dell’aerostazione fin dalle 4 del mattino. L’elmetto che gli nasconde la faccia lo ha ridotto a una maschera di sudore, ma non gli impedisce di vedere l’inferno circostante: bambini e anziani che cercano di forzare il blocco tra lacrime e urla. All’improvviso una voce buca il rumore di fondo: “Ero un carabiniere anch’io!” Alberto vede un uomo che fende la folla e con una mano indica lui, mentre con l’altra stringe quella di una donna incinta, seguita a sua volta da una sfilza di bambini che si tengono come alpinisti in cordata.

Ero un
carabiniere
anch'io

Riconoscenza

oltre

confine

Alberto si avvicina alla strana comitiva, ricordandosi di spostare l’arma sul fianco per non spaventare i bambini, e si toglie l’elmetto. Succede in un attimo: l’afghano in fuga lo riconosce e Alberto riconosce lui. Si chiama Sayed e sei anni prima avevano partecipato insieme a un corso di addestramento organizzato dall’Arma, condividendo i pasti, le ore di studio e le esercitazioni. Poi Sayed era partito per il fronte e ora il destino li ha fatti ritrovare nel posto sbagliato, ma al momento giusto. I due amici si abbracciano e Sayed esclama, in perfetto italiano: “Allora è vero quel che ci dicevano a lezione: i carabinieri sono ovunque ci sia bisogno di loro!”

Ottobre

Novembre

Un tassello. Manca soltanto un tassello per completare il puzzle più complicato della storia. Roba da perderci la testa, se non fosse che è proprio una testa che manca, quella del mitologico toro del dio Mitra. E se non fosse che i carabinieri del TPC (Tutela Patrimonio Culturale) la testa non la perdono mai. Il rilievo marmoreo del Mitra Tauroctonos occupa da tempo i loro pensieri. Fu trovato sulla via Tiburtina nel lontano 1964, scomposto in cinquantasette frammenti. Per finire il puzzle ne mancavano due. Uno, il volto del dio, venne recuperato a Karlsruhe, in Germania. Restava da rintracciare il cinquantanovesimo.
Un giorno, durante un controllo presso un antiquario di Cagliari, i carabinieri notano alcuni reperti di verosimile interesse archeologico. Uno di questi è una testa di toro. La sovrintendenza conferma che si tratta di un pezzo autentico, risalente alla Roma imperiale del II o III secolo. Un carabiniere del TPC appoggia la foto della testa di toro accanto al suo computer e comincia a compulsare il “gioiello di famiglia”: la miglior banca dati del mondo sui beni culturali illecitamente sottratti.

Il puzzle
ricomposto

Il militare passa in rassegna centinaia di immagini finché la sua attenzione è attirata da un rilievo marmoreo raffigurante il dio Mitra e il toro: all’animale manca palesemente un tassello: la testa… Adesso il puzzle è completo e chiunque vada ad ammirarlo alle Terme di Diocleziano sa chi ringraziare: un carabiniere dalla testa dura.

La testa

mancante

La luce

sempre

accesa

Tiziana vive in uno dei famigerati palazzoni di Tor Bella Monaca, quattordici piani di cemento circondati dal degrado. Sa per esperienza quanto ci si possa sentire soli in quelle torri, dove certi vicini sono più invadenti persino dei topi e la sera, quando torni a casa, rischi di trovartela occupata da un estraneo. La malavita predilige il buio per i suoi traffici, perciò a Tor Bella Monaca salta sempre la corrente.

Una notte, l’ennesimo allaccio abusivo provoca un blackout ed è in quell’oscurità che Tiziana decide di venire alla luce. Scende dalla torre assieme alle amiche Anna e Antonietta, attraversa le piazze dello spaccio e bussa alla caserma dei carabinieri di via Parasacchi, avamposto dello Stato in terra ostile. “A noi non ci ascolta mai nessuno!” si sfoga. Il comandante la invita a entrare: “Signora, ci siamo noi qui per ascoltarla.” A quell’incontro ne seguiranno altri, fino alla nascita dell’associazione “Tor più bella”, esposta alle benedizioni di chi vuol cambiare le cose e agli insulti di chi pretende che tutto resti com’è.
Per “Tor più bella” i carabinieri di via Parasacchi fanno davvero di tutto: le guardie del corpo di Tiziana, ma anche i confessori e gli psicologi di sostegno, nel tentativo di sottrarre i ragazzi del quartiere alle sirene della delinquenza. In cambio ricevono minacce e subiscono aggressioni. Eppure, non smettono mai di proteggere, di ascoltare e di servire. Il segreto di un bravo carabiniere, in fondo, è tutto lì.

Siamo in ascolto

Dicembre

RICOMPENSE ALLA BANDIERA DELL’ARMA

1

Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia

6

Croci di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia

3

Medaglie d’Oro al Valor Militare

3

Medaglie d’Oro al Valor dell’Esercito

11

Medaglie d’Oro al Valor Civile

8

Medaglie d’Oro al Merito della Sanità Pubblica

5

Medaglie d’Oro ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte

2

Medaglie d’Oro ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte

2

Medaglie d’Oro ai Benemeriti dell’Ambiente

1

Medaglia d’Oro di Benemerenza per il terremoto del 1908

9

Medaglie d’Oro al Merito Civile

1

Medaglia d’Oro della Protezione Civile Nazionale per il terremoto del 2009

5

Medaglie d’Argento al Valor Militare

1

Medaglia d’Argento al Valor Civile

4

Medaglie di Bronzo al Valor Militare

2

Croci di Guerra al Valor Militare

Ricompense

dell'arma

dei Carabinieri

dal 1814

aggiornato al 5 giugno 2023

DECORAZIONI INDIVIDUALI A MILITARI DELL’ARMA

16

Croci dell’Ordine Militare di Savoia

45

Croci dell’Ordine Militare d’Italia

122

Medaglie d’Oro al Valor Militare

2

Medaglie d’Oro al Valor dell’Esercito

1

Medaglia d’Oro al Valor di Marina

29

Medaglie d’Oro al Valore dell’Arma dei Carabinieri

22

Croce d’Onore alle vittime di atti di terrorismo all’estero

3168

Medaglie d’Argento al Valor Militare

16

Medaglie d’Argento al Valor dell’Esercito

22

Medaglie d’Argento al Valor di Marina

61

Medaglie d’Argento al Valore dell’Arma dei Carabinieri

5732

Medaglie di Bronzo al Valor Militare

14

Medaglie di Bronzo al Valor dell’Esercito

42

Medaglie di Bronzo al Valor di Marina

33

Medaglie di Bronzo al Valore dell’Arma dei Carabinieri

180

Medaglie d’Oro al Valor Civile

2257

Medaglie d’Argento al Valor Civile

3598

Medaglie di Bronzo al Valor Civile

3616

Croci di Guerra al Valor Militare e Croci al Valor Militare

83

Medaglie d’Oro al Merito Civile

70

Medaglie d’Argento al Merito Civile

258

Medaglie di Bronzo al Merito Civile

27

Medaglie d’Oro al Merito della Sanità Pubblica

25

Medaglie d’Argento al Merito della Sanità Pubblica

47

Medaglie di Bronzo al Merito della Sanità Pubblica

2

Medaglie d’Oro ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte

9

Medaglie d’Oro ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte

37

Medaglie d’Argento ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte

132

Medaglie di Bronzo ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte

5

Medaglie d’Oro ai Benemeriti dell’Ambiente

11

Medaglie d’Argento ai Benemeriti dell’Ambiente

4

Medaglie di Bronzo ai Benemeriti dell’Ambiente

135

Medaglie d’Oro alle vittime del terrorismo